Intervista a Mons. Spina sull’IRC a scuola

Riportiamo l’intervista che il nostro Arcivescovo Mons. Spina ha rilasciato al Resto del Carlino in merito alle motivazioni e alla scelta dell’insegnamento della religione cattolica nella scuola.

Articolo originale: L’arcivescovo Spina: “Non è catechismo. Così si comprendono storia e cultura d’Italia”

Ancona, 12 gennaio 2023 – L’insegnamento della religione cattolica in Italia è un’istituzione del Concordato tra lo Stato Italiano e la Chiesa Cattolica, quale “riconoscimento del valore della cultura religiosa e tenendo conto che i principi del cattolicesimo fanno parte del patrimonio storico del popolo italiano. E’ garantito a ciascuno il diritto di scegliere se avvalersi o non avvalersi di detto insegnamento”. Il Resto del Carlino, anche alla luce dei dati forniti dal Ministero della Pubblica Istruzione, ne ha parlato con monsignor Angelo Spina, Arcivescovo Metropolita di Ancona e Osimo.

Monsignore, come interpreta questi dati?

“L’insegnamento della religione cattolica nelle scuole italiane raggiunge una percentuale di avvalenti molto alta. Per ciò che riguarda l’Arcidiocesi di Ancona e Osimo, le famiglie che si avvalgono di questo insegnamento superano l’85% del totale. Teniamo presente che il nostro territorio ha un’alta percentuale di immigrati con una presenza multietnica che professa altre religioni”.

Perché per lei è importante insegnare religione nelle scuole?

“L’insegnamento della religione cattolica fa parte del patrimonio storico e culturale dell’Italia che non si può comprendere se non si ha una conoscenza di ciò che sono il cristianesimo e il cattolicesimo. Galimberti, filoso e laico, nel suo libro ’Le parole di Gesù’ scrive ‘Come si possono leggere le opere d’arte se non si conosce il Vangelo o conoscere grandi opere come quella di Dante se alla base non c’è una conoscenza culturale?’”.

La religione cattolica è cultura?

“L’insegnamento della religione cattolica nella scuola non è di tipo catechistico ma è culturale. Una realtà positiva e propositiva non solo per la conoscenza ma perché aiuta le nuove generazioni a una comprensione di sè e del mondo. Il Cristianesimo sa rispondere ai grandi enigmi che l’essere umano porta con sé”.

L’insegnamento della religione cattolica può andare bene per tutti, credenti e non credenti?

“Questo insegnamento non è indottrinamento ma ciò che viene proposta è la visione della Chiesa Cattolica sulla realtà, partendo dal Vangelo. La nostra Diocesi ha circa il 14% di immigrati e molti di questi pur non essendo cattolici chiedono di frequentare l’ora di religione perché per avere una integrazione non si può prescindere da un dato anche religioso che l’Italia vive dal punto di vista storico e culturale da più di duemila anni”.

Monsignore, quanto è valido questo sistema di insegnamento?

“Abbiamo dei docenti preparatissimi perché frequentano un regolare percorso universitario presso l’Istituto Superiore di Scienze Religiose. Non si può insegnare se non si ha una laurea quinquennale e se non si hanno conoscenze specifiche nel campo psico-pedagogico e di legislazione scolastica. Sono ottimi insegnanti che nella scuola danno una presenza e un sostegno a tutto il cammino culturale svolto dai ragazzi. E’ fondamentale avere questo contatto con i giovani per creare le buone relazioni e rispondere ai loro interrogativi. E’ un insegnamento per tutti, aperto a tutti, non esclude nessuno ed è un cammino aperto al dialogo interconfessionale, interreligioso e alla pace. Una via positiva e propositiva in un contesto multiculturale e multietnico.”

Può la scuola essere laica anche con l’insegnamento della religione cattolica?

“La scuola è veramente laica quando sa rispettare tutto ciò che la storia e la cultura ci hanno tramandato. E’ laicista quando toglie, è laica quando è aperta”.